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ABBASSO LA STORIA!

A che servono le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia? Garibaldi è andato da Quarto a Marsala, con quei quattro scamiciati puzzolenti, per rubare pane e formaggio ai poveri contadini meridionali e stuprare le loro donne. Invece dell’Italia unita, è meglio festeggiare oggi l’Italia che si divide. E neanche il 25 aprile c’è tanto da festeggiare, giacché i partigiani si sono macchiati delle peggiori nefandezze e delle impiccagioni di Piazzale Loreto. Se proprio vogliamo celebrare qualcosa, il 25 aprile esaltiamo la Festa delle Libertà, che è più attuale e spande intorno amore. La giornata dell’otto marzo, poi, si è affondata da sola e le donne preferiscono festeggiarla al ristorante e, da assatanate del sesso, vogliono ciucciarsi in santa pace tronisti e spogliarellisti, altro che le noiose manifestazioni in ricordo di 146 donne sfigate, morte nell’incendio di una fabbrica di New York. Resiste solo la festa dei lavoratori, ma ancora per poco. Basta vedere dov’erano i lavoratori il primo maggio. Dov’erano? Erano a fare spese e sognare di portarsi a casa un televisore tridimensionale e l’iPod dell’ultima generazione. Del resto, ha ragione chi dice che la storia non è verità colata. Gli storici amano celebrare i vincitori. Asseriscono: “Ci sono i documenti che attestano la storia”. Ma no, anche i documenti sono interpretati, non sono la realtà. Per questo, dopo la celebrazione dei vincitori, adesso vanno di moda i vinti. Basta con gli storici di professione, ben vengano i giornalisti e, perché no?, anche i politici a reinterpretare la storia. E poi, chi se ne frega della memoria? Abbasso il passato, viva il presente, non pensiamo al futuro! Così disse la professoressa milanese, incurante di cancellare così la nostra storia e la stessa identità collettiva. Invece, quello che occorre è proprio tornare alla memoria storica, per ristabilire la rete di rapporti che legano i figli ai padri, il presente al passato, e poter predisporre il futuro.

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