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A CHE SERVE LA SCUOLA?

La scuola ha riaperto i battenti e sono riprese le solite contumelie su cosa serve alla scuola, da destra e da sinistra. Peccato che tutti parlano della scuola, ma nessuno parla dalla scuola. Manca nel dibattito proprio il suo cuore palpitante; ne parlano tutti, ma poco coloro che nella scuola ci vivono e lavorano. Del resto già il vecchio governo aveva un medico come ministro della Pubblica istruzione, ora abbiamo un avvocato. Quando toccherà a qualcuno davvero competente?

Ma vediamo cosa ci aspetta da questo anno. Innanzitutto una riduzione drastica del personale. Nel passato destra e sinistra hanno fatto a gara a rimpinzare la scuola di nuovi insegnanti. I sindacati hanno gongolato a gonfiare gli organici, accontentandosi poi di raccattare per tutti stipendi di fame. Naturalmente questo ha anche comportato l'assenza quasi totale di selezione ed il personale , così generosamente assegnato, è stato messo in cattedra per lo più ope legis, cioè senza la necessaria preparazione, nella disciplina e nella didattica, per elevare davvero il livello degli alunni. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti, ce lo ricorda l'Ocse tutti gli anni, di quanto insufficiente sia il nostro sistema educativo.

Il ministro Mariastella Gelmini dice che la riduzione serve a utilizzare meglio le risorse che il suo ministero ha a disposizione, ora utilizzate quasi esclusivamente per gli stipendi al personale, e io che non sono fazioso dico di sì, ch'è giusto così. Ma quando poi sento parlare dallo stesso ministro della necessità di ridurre le ore di attività dei nostri alunni, che invece avrebbero bisogno di più scuola, per difendersi da un potere commerciale che ci vuole solo passivi consumatori, allora mi allarmo e comincio a sospettare che ancora una volta la scuola non c'entra nulla. Mentre nel passato si è usata la scuola come piattaforma su cui collocare l'esubero di lavoratori intellettuali, oggi si cerca da essa solo di fare cassa. Insomma, Gelmini mi sembra la lunga mano di Tremonti, che taglia la cultura con la logica del ragioniere; e perfino il ritorno del maestro unico, che nel passato i sindacati hanno voluto trino per aumentare i posti di lavoro, adesso ridiventa mono solo per ridurli. Tutto qui.

Per quanto riguarda il ritorno del voto in condotta, non mi va tanto di parlarne, perché mi vergogno un po', come uomo di sinistra, a ricordare che nel passato è stato stilato un “Regolamento delle studentesse e degli studenti” che autorizzava di fatto l'anarchia nella scuola. Purtroppo è successo troppo spesso nel passato che la mano sinistra abbia intinto il pennino nell'inchiostro nero di Bakunin, dimenticando così che la scuola è, o dovrebbe essere, magistra vitae.

 

 

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