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BIANCHETTO E ROSSETTO

Mi rivolgo soprattutto ai pescatori, mi rivolgo alla città, mi rivolgo alla provincia, mi rivolgo a tutti quelli che hanno a cuore le sorti del nostro mare. Facciamo che non si rilascino più autorizzazioni per la pesca del “bianchetto” e del “rossetto”. Lo chiedo da uomo di sinistra, politicamente scorretto ma di sinistra, a cui non dovrebbe mai venir meno il dovere di difendere gli interessi pubblici su quelli privati; lo chiedo da uomo senz'aggettivi: scongiuriamo la pesca che ammazza la pesca, il presente che si mangia il futuro. Cosa sono il “bianchetto” e il “rossetto”? Sono come i nostri bambini, la vita non è vita se non vi sono i bambini. Ed i bambini sono il nostro futuro. Mi dicono, dal tavolo dei grossi interessi che girano intorno a questa pesca, che il “bianchetto” è costituito prevalentemente da avannotti di sarda, così abbondante nel nostro mare, mentre l' Aphia minuta , comunemente chiamata “rossetto”, per il suo bel colore rosa pallido, è una specie ittica di piccolissima taglia, particolarmente pregiata ed apprezzata sul mercato italiano ed europeo. Tutto ciò è vero, ma è anche vero che questi pesci, oltre ad essere apprezzati da noi, animali terrestri, sono molto appetiti dagli animali marini, che di essi si nutrono; e noi, ingordi di professione, sappiamo bene cosa significa togliere il cibo a chi ha bisogno di mangiare per crescere e riprodursi. Quindi pescare il “bianchetto” e il “rossetto” significa ridurre drasticamente la popolazione di tutti i pesci e dei molluschi.

Ma io qui mi fermo. E vi chiedo: dove sono gli ambientalisti, gli amanti del mare, i poeti delle bellezze della natura, i politici difensori del nostro territorio? Se ci sono, mi vengano ad aiutare in questa difesa disperata dei pesci, che vuol dire difesa dell'uomo, anche quando l'uomo non se ne avvede, preso nel vortice del suo egoismo cosmico.

Signori, non c'è più pesce nel nostro mare! Lo abbiamo impoverito, lo abbiamo dissanguato, per troppa ingordigia. E non solo perché abbiamo conteso cibo ai poveri pesci. Ma, raschiando con reti cieche la nostra costa per pescare i “cicinill”, che svernano in acque calde e per lo più sabbiose, abbiamo devastato l'habitat marino che dava riparo a tutte le specie ittiche baby; abbiamo strappato via le alghe filamentose su cui le placide seppie, all'inizio della primavera, usano deporre le loro uova. Insomma, lettori carissimi, stiamo uccidendo il mare. E, visto che le piante ed i pesci marini non hanno voce e non ce l'hanno tanti uomini che dovrebbero parlare e non parlano, parlo io nella speranza che iniziate a parlare anche voi. Un saluto.

 

 

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