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PERCHÈ NON DIVORZIANO?

Innanzitutto un'affermazione apodittica: “Come tutte le cose degli uomini, l'amore che un giorno comincia un giorno finirà”. Ed io, provocatoriamente, lancio la mia domanda: “Ma l'amore della madre verso il proprio figlio finisce mai?”

Ricordo le battaglie del 1974 per mantenere la legge sul divorzio. E la speculazione nelle chiese: “Col divorzio vostro marito vi lascerà per correre dietro alla prima bionda che incontra... Quando vi sposerete, vi sarà chiesto per quanti anni volete essere marito e moglie ”. Parole dietro parole, per spaventare le povere donne, molte delle quali non avevano nessuna garanzia di vita, essendo allora quasi tutte casalinghe.

Ed io, che mi battevo per il NO all'abrogazione di quella giusta legge, mi affannavo a spiegare che non era vero niente, che gli operai ed i contadini erano persone serie e non avrebbero mai abbandonato la loro moglie per motivi futili; che il divorzio era un'opportunità per coloro che si trovassero a vivere con un partner alcolizzato o condannato all'ergastolo o dedito al tradimento o violento, quindi un'occasione di liberazione, soprattutto per le donne.

Poi il divorzio si confermò legge dello stato. Ora molti uomini, soprattutto quaranta/cinquantenni, per non “invecchiare insieme” alla moglie scelgono una trentenne e si abbuonano (così credono) vent'anni di vita; le donne invece vogliono di nuovo sentire quei palpiti forti ed elevano i propri sentimenti a mito, dichiarando che la propria infedeltà è senza colpa, giacché imposto dall'ineludibilità degli impulsi. “Quando l'amore viene il campanello suonerà” dice una vecchia canzone di Orietta Berti.

Quanta confusione, però, a destra come a sinistra. Engels, fa della famiglia non una cellula naturale, ma con finalità sociale, avente in sé, come ogni contratto sociale, gioie e dolori, limiti e libertà. Se per un nonnulla ed in nome di un individualismo sfrenato facciamo saltare la prima cellula, non pensiamo che lo stesso avverrà per il macro sistema sociale?

Ma la mia delusione è doppia. Conosco una coppia che, da vent'anni, litiga almeno tre volte al giorno ed insieme agli schiaffi volano sedie e suppellettili, che fanno tremare il pavimento; i loro calci contro le porte le hanno ridotte come il cuore dei propri figli, finiti da tempo in brandelli. E' proprio il caso per cui mi sono battuto. Finalmente una possibilità di dimostrare la bontà di quella legge, con la salvezza educativa per i ragazzi, salutare per gli stessi combattenti, che hanno fatto della loro casa un'arena in cui, da mane a sera, battersi come gladiatori sanguinari. Ed io tutti i giorni mi chiedo: ma perché non divorziano?

 

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