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LA FINE DI UN AMORE

Questo terribile sole dell’estate mi toglie la voglia di fare dell’ironia sulle umane mediocrità e s’infilza come un chiodo nella mente un dubbio filosofico, che riguarda non solo la mia vita privata, dovendo credo essere preoccupato per un’eventuale fine dell’unione che mi lega a mia moglie da quasi quarant’anni, giacché so che tanti altri sono già passati ad altra alcova; ma anche il piano sociale, soprattutto perché penso ai tanti giovani che hanno, sul quesito che sto per porre, le idee confuse e non sanno orientare adeguatamente le proprie scelte affettive. Una certa televisione, specie nei programmi pomeridiani, cerca di far passare come ineccepibile il seguente principio: tutte le cose degli uomini sono caduche, pertanto anche l’amore, avendo un inizio ha insita una fine, per legge naturale.
         In una parola, eccoci posti di fronte ad un classico sillogismo aristotelico di questo tipo:

         A – Tutte le cose umane se hanno un inizio hanno una fine;

         B – L’amore dell’uomo è cosa umana;

         C – L’amore dell’uomo se ha un inizio ha una fine.

        
Pertanto, un assunto logico, che sta in “A”, diventa assioma filosofico sub “C”, passando per “B”. Ma subito mi viene spontanea una domanda: l’amore che lega una madre al proprio figlio e l’amore di questi verso i propri genitori finiscono inesorabilmente? E l’amore per la patria, per se stessi, per la vita? Io so che le vicende umane, a volte, creano le condizioni della fine di ogni cosa, e quindi anche dell’amore, ma da qui a dire che, inesorabilmente e naturalmente, ciò debba avvenire mi sembra una vera e propria aporia cioè, in parole facili, bestialità. Cosa ne pensate voi?

 

 

 

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