Chi me lo doveva dire! Toccare a me difendere il comunismo, io che sono stato sempre considerato un eretico ed ho organizzato, nei miei fuochi giovanili, manifestazioni contro l'invasione della Cecoslovacchia, auspicando per anni la trasformazione del PCI in un partito progressista, che facesse a meno della bandiera di un paese straniero. Ciononostante, difendo il concetto che pone l'economia alla base dei processi culturali; l'aspirazione ad una parità tra gli uomini, con l'eliminazione dello “sfruttamento dell'uomo sull'uomo”. E voglio farlo malgrado un grave errore d'origine di tale ideologia: la convinzione che l'uomo, liberato dalle proprie catene, sia poi libero dai condizionamenti interiori. L'abbattimento del muro di Berlino, come simbolo della riconquistata libertà dai regimi burocratici ed oppressivi che gravitavano intorno a Mosca, non deve farci dimenticare che, ispirati da quella ideologia, vi sono stati uomini che hanno speso la loro vita per portare in alto la dignità dell'uomo. A cominciare dall'Italia, dove una moltitudine di persone hanno immolato la vita per darci la democrazia; si sono battuti contro la mafia e la sopraffazione, per giusti salari e migliori condizioni di vita; hanno fatto argine al terrorismo e sono stati esempio estremo di onestà, di onore e di donazione incondizionata al bene comune. Questi uomini che, in nome di un'aspirazione impossibile, hanno operato per far crescere il nostro paese, sono esempi da indicare alle nuove generazioni, oggi più di ieri. Ne abbiamo bisogno, per i tanti muri ancora da abbattere: dal razzismo all'intolleranza religiosa, dall'ignoranza all'egoismo, dal consumismo alla devastazione ambientale, dallo sfruttamento al sottosviluppo, da un libertinaggio senza limiti al soggiogamento televisivo. E si potrebbe continuare. Chissà se coloro che hanno giustamente festeggiato l'abbattimento del muro di Berlino, si rendono conto di quanti muri tuttora gravino sulle nostre spalle e quanto lavoro c'è ancora da fare.