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IL GIOCATORE DI POKER

Non parlerò delle sue questioni giudiziarie, né delle condanne a 10 anni inflitte in via definitiva, né dei suoi conti gestiti da prestanome ed accertati dai giudici per un valore di 150 miliardi di lire. A dieci anni dalla sua morte, parlerò solo della sua politica. Vi dirò di un uomo di grande ingegno che ha saputo spendersi per cambiare l’Italia. Con la rivoluzione dei quarantenni, ha preso in mano le sorti di un partito socialista in ginocchio e lo ha fatto avanzare, battendo il pugno sul tavolo per farlo valere, nonostante avesse una forza minima schiacciata tra due giganti, la balena bianca e l’elefante rosso, che insieme raccoglievano il 70 per cento dei voti. Parlerò del suo modo di fare politica, la cui scia continua ancora oggi. Quei giovani rampanti spuntati dentro il PSI di Craxi, che hanno fatto di Machiavelli la loro guida politica, senza conoscerlo, sono ora in tutti i partiti ed assicurano all’Italia un futuro stabilmente arroccato sull’affarismo e l’arrivismo, senza lasciarci nessuna speranza di rinnovamento. Parlerò di congressi truccati dal fiume di soldi a sospetta provenienza. Vi parlerò di quei dirigenti, ostinati nel rifiuto di una politica senza etica, i quali hanno avuto la schiena spezzata e sono stati espunti dal loro partito con l’accusa “infamante” di fare del moralismo. Vi parlerò del decreto Berlusconi, che ha portato un cubo luminoso in ogni casa e ne ha fatto un sistema per avvelenare le coscienze di vecchie e nuove generazioni, assoggettando la comunicazione agli interessi commerciali. Vi parlerò della forza del ricatto e della soperchieria, che può far diventare potente anche un piccolo partito. Vi parlerò di una disfatta politica di chi non ha saputo frenare la propria ingordigia e di quanto rischi un altro signor B. E vi proporrò infine un epitaffio, da eventualmente incidere sulla tomba tunisina: “Era un giocatore di poker. In un attimo tutto vinse, in un attimo tutto perse”.  

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