Mi giungono sollecitazioni circa voti di scambio che avrebbero riguardato le ultime elezioni amministrative. Elenchi di invalidi utilizzati per carpire il voto alla povera gente, controlli sanitari evitati o minacciati per ottenere la preferenza, perfino soldi in cambio di voti. Ma la questione compete alla magistratura, a cui debbono essere indirizzate le segnalazioni. Io posso solo rilevare che ciò succede quando la politica non è tesa a migliorare la società, ma è strumento per salire i gradini del potere ed ottenere un tornaconto personale. Dell’avidità di certi politici è stato testimone un mio amico. In una elezione politica di tanto tempo fa, gli toccò di fare il presidente di seggio. Stava portando a termine lo spoglio regolarmente ma, assegnati i voti di lista e le preferenze ai candidati, nel riscontro finale risultò una scheda in meno. Si guardò dappertutto, ma la scheda non veniva fuori. Lui sudava, vedendo che tutti stavano chiudendo i seggi ed un agente lo fissava per sollecitarlo. Poi, il colpo di genio. Nel conteggio può scappare una scheda in meno, ma anche una in più, non vi pare? E nessuno scrutatore, stremato dalla lunga conta, si azzardò a chiedere la riconta. Si chiusero i verbali senza contestazioni, ma al mio amico rimase un buco nero nel cervello, non avendo mai capito dove quella scheda fosse finita. Passarono gli anni ed un componente di quel seggio, incontratolo un giorno, gli spiegò sorridendo cos’era successo. Uno scrutatore del suo partito aveva nascosto una scheda per farla arrivare in una casa lì vicino. Quella scheda fu la prima di una lunga catena di Sant’Antonio. Chi, prima di recarsi al seggio, si prendeva tale scheda, già votata, e portava indietro la propria scheda, vuota, aveva in cambio cinquemila lire. Così, non solo furono assicurati numerosi voti alla sua lista, ma anche tante preferenze al proprio candidato. Il risultato finale fu: una scheda in meno nel seggio ed un buco nero nel cervello del mio amico, per diversi anni.